Alle 20.20, si è fatto vivo l’ospite più atteso del Pellegrinaggio. Il papa si è collegato telefonicamente con le ventimila persone dentro e fuori l’Helvia Recina, proprio mentre la fiaccola, da lui benedetta mercoledì scorso a Roma, si accostava al braciere, al termine dei 300 chilometri del suo percorso. Un prolungato applauso ha accolto il suo desiderio di “salutarvi all’inizio del Pellegrinaggio”. La telefonata, di pochi minuti, amplificata da un dispositivo appeso ai 40 metri del braccio di una gigantesca gru, è andata subito al cuore del Cammino. Secondo il papa, la frase di Gesù a Pietro, “Mi ami tu?”, “ha due sensi, come le strade”. “Gesù chiede a me se lo amo ma anche io posso chiedere a Gesù se mi ama”, ha spiegato il papa, invitando a percorrere i 30 chilometri fino a Loreto, ascoltando la voce di Gesù e sentendo nel proprio cuore la sua risposta alla nostra domanda : “Gesù mi ami tu?”. “Un abbraccio grande e un buon pellegrinaggio con questa frase a doppio senso”, si è congedato il papa. Ad applaudirlo anche il sindaco di Macerata Romano Carancini, deciso a portare Francesco all’Helvia Recina, in carne ed ossa, per il quarantennale dell’anno prossimo.
A marzo, a Roma, parlando ai parroci della diocesi, il papa aveva già messo a fuoco il tema di questo 39° Pellegrinaggio. Secondo Francesco, il Signore, rivolgendosi a Pietro, il suo amico preferito, con quella frase, aveva salvato il pescatore di Galilea dalla tentazione più grave: quella di non ritenersi più degno della cosa che più desiderava al mondo, essere amico di Gesù. “Ma il Signore – aveva detto il papa ai parroci – è fedele. Sempre”. Ecco il grande tema di questo Pellegrinaggio: il bisogno di Gesù, di una compagnia che sostenga la vita, in quella banalità quotidianità che, dice Pavese, taglia le gambe, come nelle tragedie che scuotono la terra, e l’essere umano, fin nelle sue fondamenta. La gente ha bisogno di camminare insieme, nel pellegrinaggio come nella vita. Lo ho ribadito il cardinal Kevin Farrell, in conferenza stampa come nell’omelia durante la Messa; lo ha detto il vescovo di Macerata, Nazzareno Marconi quando ha osservato acutamente come la gente di Macerata prima guardasse passare, curiosa, “gli scalmanati di don Giancarlo”, e poi si fosse messa in cammino dietro “quella minoranza creativa” dando vita ad un popolo. Sulla stessa lunghezza d’onda i saluti del vescovo di Zipaquirá, alle prese, in Colombia con un terremoto di carattere socio-politico, nel quale “la Chiesa dev’essere presente per farsi compagna nella sofferenza, nell’allegria e nella speranza per tutta l'umanità“.
“Buon cammino, pieni solo del bisogno di Lui, senza ridurre il desiderio sterminato che ci portiamo nel cuore”, aveva augurato alla vigilia del Pellegrinaggio monsignor Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e liberazione, il movimento che da sempre è l’anima del Pellegrinaggio. Gli hanno fatto eco i terremotati dell’alto maceratese, i comuni del doloroso “cratere”, e Macerata è uno di essi, dove la terra continua a scuotere uomini e cose. Bolognola è uno dei più piccoli e più colpiti comuni delle Marche. Il sindaco Cristina Gentili non è potuta venire all’Helvia Recina, ma ha mandato una lettera nella quale chiede aiuto alla Vergine, “che si è completamente abbandonata con fiducia a fare la volontà del Padre, perché anche noi posiamo farci guidare dal Signore e aprire i nostri cuori con la consapevolezza che mai dobbiamo sentirci soli”. Bisogno di un aiuto, di una compagnia. Il vescovo di Rieti, Mons. Domenico Pompili, ha ricordato la compagnia fatta dal papa ai terremotati, quando, subito dopo Natale, ha indicato tre cose concrete da cui ripartire: il cuore, le mani, le ferite con le cicatrici. Il terremoto ancora si fa sentire, continuando a condizionare la vita di molta gente che ne è stata colpita e che ha perso la casa o il lavoro. E quelli che hanno avuto la fortuna di scamparlo sono comunque inquieti. Così tutto lo stadio ha accolto con un applauso liberatorio l’invito del sindaco a manifestare solidarietà per la nostra gente terremotata.
“Mi ami tu?”. La domanda è stata rilanciata dal messaggio video del vescovo di Fatima, António Marto, che ha ricordato la richiesta della Vergine ai tre pastorelli portoghesi e soprattutto la loro risposta: “Dite un sì, un sì generoso, senza paura – è stato l’invito di monsignor Marto - Questo “sì” lo aspettano, lo stanno aspettando Maria e Gesù”.
Congedando i pellegrini e indicando la strada per Loreto, il cardinale Farrell ha trasformato in consegna personale il tema del Pellegrinaggio: “Gesù non rifiuta la sua amicizia, anzi in questa notte vi chiede ancora una volta di amarlo perché non vi ritiene indegni di essere suoi amici. Anzi, Lui che è l’amico fedele, ha il potere di rendere anche voi fedeli. Sono certo che, come Pietro, questo è il desiderio profondo che abita il cuore di tutti voi, anche se inconsapevolmente. Il desiderio, cioè, di essere amici di Cristo, di poterlo amare nella vostra debolezza, di essere da Lui accettati e considerati degni della sua amicizia, di essere da Lui confermati nella fede e da Lui accompagnati nel cammino della vita”.
I Pellegrini hanno cominciato a defluire dallo stadio intorno alle 22, accompagnati dall’augurio di Giancarlo Petrini, vescovo marchigiano di Camaçari – Bahia: “Dio vi benedica e rafforzi le vostre gambe in direzione del Destino, fino alla Meta”.